giovedì 20 maggio 2010

Storia di un'avventura

In ricordo di Almerigo Grilz, nell'anniversario del suo assassinio sul campo all'alba del 19 maggio 1987

da Emmetrentanove


Almerigo Grilz è stato un giornalista e politico italiano, ma prima di tutto un militante, un camerata. Negli anni ’70 guidò con carisma e audacia il Fronte della Gioventù della sua città, Trieste, divenendone ben presto non solo il trascinatore ma anche l’esempio per il suo impegno, le sue capacità organizzative e anche per la sua astuzia politica, accompagnata da spiccate doti di giornalista e fumettista. Il suo esempio e le sue qualità portarono infatti il Fronte della Gioventù triestino ad essere la prima forza politica giovanile e studentesca della città e questo in quegli anni difficilissimi che furono i furiosi anni ’70. Nel 1976 venne espulso dall’Università per aver guidato la resistenza di una decina di militanti del Fronte, aggrediti vigliaccamente all’interno dell’Ateneo da un centinaio di estremisti di sinistra. In pochi anni scalò le gerarchie del partito diventando prima consigliere nazionale del Fronte, poi vicesegretario nazionale e infine consigliere comunale del MSI a Trieste. Contemporaneamente continuò a coltivare la sua passione per il giornalismo iscrivendosi all’ Albo come pubblicista, dirigendo prima il periodico “Giovane destra” e collaborando poi per il quindicinale del Fronte “Dissenso”.

Almerigo, del giornalismo, apprezzava soprattutto la figura dell’inviato “freelance”, nelle zone calde del pianeta, passione che lo portò a decidere agli inizi degli anni ’80, con le dimissioni dalla carica di consigliere comunale, di abbracciare definitivamente la professione giornalistica caratterizzata da un grande spirito di avventura, allontanandosi almeno per dieci mesi all’anno, dall’Italia. Nel 1983 fondò con Gian Micalessin e Fausto Biloslavo, con i quali condivideva sia la passione politica sia quella per il giornalismo d’avventura, l’Albatros Press Agency, un’agenzia giornalistica che produrrà articoli, reportage fotografici e filmati, da gran parte delle aree del mondo interessate da fenomeni bellici o rivoluzionari. L’Agenzia venderà molti servizi alle grandi emittenti televisive internazionali, in modo particolare anglosassoni, mentre sarà boicottata in Italia perché i suoi fondatori erano considerati fascisti in quanto vicini al MSI. Nonostante questo, Albatros riuscì a farsi strada in prestigiose testate nazionali come Panorama e il TGUno. Ruga come lo chiamavano gli amici e i camerati sarà il primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia dalla fine del secondo conflitto mondiale e uno dei migliori inviati di guerra degli anni ’80, grazie soprattutto al suo coraggio che lo spinse sempre in prima linea. Nel 1982 documentò l’invasione israeliana del Libano e il ritiro dei palestinesi da Beirut, dando ampio spazio al conflitto interno tra le fazioni dei Drusi e dei Cristiano-Maroniti. Nel 1983, i suoi servizi filmati al seguito della guerriglia afgana dei muijhajdin contro l’Armata rossa sovietica, vennero trasmessi dal network Cbs.



Sempre in collaborazione con quest’ ultima Almerigo documentò, nel 1984, il conflitto tra la guerriglia cambogiana e le truppe governative filo vietnamite. Sarà tra i primi a testimoniare la guerra di confine tra la Birmania (Myanmar) e la Thailandia, che vede ancora oggi impegnata la guerriglia del popolo Karen contro le truppe comuniste birmane. I suoi articoli fecero il giro del mondo e furono pubblicati in Italia da giornali come “Avvenire”, “Panorama”, “Il Sabato” e “Rivista Italiana Difesa”, in Gran Bretagna dal “Sunday Times” e dal “Jane’s defence weekly” e in Francia dal settimanale “L’Express” e furono acquistati anche dalla Cbs, da France 3 e dall’Nbc. Successivamente questi grandi network gli commissionarono altri servizi. Infatti agli inizi del 1985 Almerigo raccontò sempre per la Cbs, la guerra tra Iran e Iraq, realizzando un approfondito reportage sul regime sciita di Teheran. Per la Nbc, Grilz seguì la guerriglia comunista filippina e le elezioni del 1986 che portarono alla caduta del regime corrotto del dittatore Ferdinando Marcos e alla vittoria di Corazon Aquino. Qualche mese dopo si recò in Angola al seguito dei guerriglieri dell’UNITA, le sue immagini dal campo di battaglia di Mavinge, disseminato di cadaveri di soldati governativi, illustrarono la ferocia del conflitto in corso nell’Africa australe. Nella primavera del 1986 fu il primo giornalista a realizzare un reportage al seguito dei guerriglieri della RENAMO in Mozambico, contro i governativi marxisti del FRELIMO. Nuovamente in Afghanistan, documentò l’arrivo dei missili antiarei Stinger che mutarono le sorti del conflitto in favore della guerriglia antisovietica. In Etiopia raccontò le vicende dei guerriglieri Oromo impegnati nella lotta contro il regime del dittatore Menghistu.

Nel 1987 ritornò in Mozambico al seguito della RENAMO. Fu il suo ultimo reportage. All’alba del 19 maggio cadde colpito a morte da una pallottola alla nuca, sparata da un cecchino, mentre filmava un attacco della guerriglia alla città di Caia. Almerigo riposa ancora nei pressi di quel luogo sepolto sotto un albero secolare. La morte di Grilz, proprio a causa del citato “pregiudizio antimissino”, sarà vergognosamente ignorata dalla stampa italiana (solo nella seconda metà degli anni ’90 sarà riconosciuto come “giornalista italiano caduto in scenario di guerra”). Al contrario, numerosi giornali esteri come il “Sunday Times”, gli dedicarono ampi spazi, inoltre è ricordato a livello internazionale anche da “Reporter sans frontieres”, in Normandia, infatti il suo nome è inserito nella lapide in onore dei 1889 giornalisti caduti dal 1944 ad oggi. In Italia, invece, “L’Unità” riferirà vergognosamente della morte di un “mercenario” e fecero eccezione, all’infame silenzio dei media italiani, per la televisione, il TgUno che, per bocca del conduttore Paolo Frajese, nonostante il parere contrario del comitato di redazione, dedicò un ricordo al giornalista triestino, e per la carta stampata, Renato Farina per il settimanale “Il Sabato” ed Ettore Mo, storico inviato nei luoghi di guerra per “il Corriere della Sera”.

Almerigo Grilz raccontò attraverso i suoi viaggi per il Mondo, la cosiddetta “pace” degli anni ’80, le guerre terribili e oscure, propaggini dimenticate delle scontro fra le due superpotenze ( USA e URSS). Solo nella sua città, Trieste, il suo impegno a tutt’oggi, non è ancora stato capito fino in fondo, ostaggio di squallide polemiche e della faziosità “antifascista” che ostacolano l’apposizione del suo nome tra i giornalisti triestini morti in guerra. L’eterna colpa di Almerigo, quello che proprio non gli si può perdonare, è quella i essere stato un attivista missino motivo per il quale non sembra essere degno di un ricordo in suo onore da parte di tutta la cittadinanza ma soprattutto dei suoi “colleghi”. Infatti mentre il Comune di Trieste ha dedicato una via della città ad Almerigo, il suo nome non trova ancora posto nella targa dei giornalisti caduti, all’ingresso della sede triestina dell’Albo. Pochi anni fa, nel giornale “La Repubblica” per mano di inviati come Alberto Statora, si parlava ancora indegnamente, non di un giornalista ucciso in guerra, ma di “un attivista fascista triestino morto in Angola” precisando poi, come se non bastasse, che a prescindere dall’impegno di giornalista Grilz rimaneva un fascista.

Noi invece crediamo che il suo esempio, il suo ricordo nei cuori dei tanti giovani della sua Trieste, che hanno seguito cortei in piazza al ritmo della sua voce e il suo mito che testimonia, e resta anche in quelle terre di nessuno da lui raccontate, era ed è l’esempio di un uomo che ha vissuto sempre a testa alta.



Bibliografia e videografia:





- A.Grilz, “Un’Avventura : dalla lotta politica al giornalismo di guerra”

Edizioni Settimo Sigillo, 1988

- F.Biloslavo, G.Micalessin, A.Grilz “Gli occhi della guerra”

Emme&Emme, 2007

- G. Locatelli, D. Martini “Duce addio. La biografia di Gianfranco Fini”

Longanesi, 1994

- F.Tatarella “La fiaccola tricolore: antologia della giovane destra italiana

dal dopoguerra ad oggi” Edizioni Nuova Stampa Bari, 2008

- A.Baldoni “Noi rivoluzionari” Edizioni Settimo Sigillo, 1986

- Terra! Settimanale di approfondimento del TG5, puntata del 20/05/2007

dedicata ad Almerigo Grilz




sabato 15 maggio 2010

lunedì 10 maggio 2010

Meno male che Silvio c'è! Ma...


Meno male che Silvio c’è, si sente intonare spesso tra le fila del Popolo della Libertà; nei congressi (nel congresso), nelle feste, e in ogni occasione pubblica in cui il Pdl si mostra. Ma lo stesso peana risuona in forma differente anche sui giornali favorevoli al premier come sulle sue tv. Meno male che Silvio c’è, paiono spesso intonare anche i suoi avversari, incapaci di esprimere qualcosa di diverso dall’antiberlusconismo più o meno giustizialista.

Come anche il mitico Lubrano (altro che il suo successore marrazzo…) suggerirebbe, la domanda non può che nascere spontanea…e se Silvio non ci fosse?

Non se ci lasciasse per percorrere i Campi Elisi, come pure sappiamo in molti si augurano, ma , mettiamo, se si mettesse da parte, cosa succederebbe?

 
Di sicuro si scatenerebbe una corsa per la quale si stanno già cercando di accaparrare i pettorali, a coprire un enorme vuoto, una voragine, di potere, roba che non si vedeva dal dopo tangentopoli; una sorta di corsa tutti contro tutti ( o tutti con tutti) per la quale è già partito il riscaldamento, cercando smarcamenti forzosi, nuovi improbabili schemi.

Eppure non è questa la parte che più riesce a interessarci; “gli uomini passano e passano le stagioni”; c’è piuttosto da chiedersi, anche in questa fase aldilà dei programmi, c’è qualcosa che ad oggi rimarrebbe del Pdl, di questo partito – contenitore che avrebbe dovuto sintetizzare le esperienze delle varie anime del centrodestra? Oltre le vittorie elettorali, gli esaltanti successi, le roccaforti espugnate?

La risposta la abbiamo avuta neanche troppo tempo fa con le elezioni regionali, e in particolare nella nostra regione, nel Lazio. Un successo importante, ottenuto, sorvolando sulla per tutti imbarazzante questione delle firme, anche senza la lista Pdl nella zona più popolata della regione, con migliaia di voti ‘girati’ in pochi giorni sulla lista della candidata presidente, con il contatto sul territorio, con il passaparola, con l’impegno e la costanza. Anni di lavoro sul territorio, di sangue e di sudore che poco hanno a che vedere con le tv, i giornali, i berlusconi, i fini e i loro vari casini.


È questo il bagaglio più importante che il Pdl si è costruito, ma ora che tutte le vittorie sono state ottenute, che (quasi tutte) le roccaforti sono state espugnate, è ora, proprio dal “governatorato” di mettersi a testa bassa e lavorare, fare, costruire, agire. Creare quella discontinuità in grado di dare un reale segnale di cambiamento dal basso, di fornire più ai giovani non più le sempre citate ‘speranze’, ma concrete possibilità di costruire un futuro migliore, fornendo risposte forti su lavoro, famiglia, casa, vivibilità degli spazi.

Aldilà dei calcoli dei voti raccolti dalle varie contrade, questo sarà il nostro modo di costruire un ponte gettato verso il futuro.

mercoledì 5 maggio 2010

ONORE A BOBBY SANDS: MARTIRE PER LA LIBERTA' IRLANDESE

Il 5 Maggio 1981 se ne andava Bobby Sands il quale morì in seguito allo sciopero della fame nel carcere di Long Kesh. Uno dei primi o portare avanti questo sciopero fu proprio Sands il quale era allora un attivista dell'IRA. Questa azione fu indetta in seguito alle richieste che volevano i detenuti irlandesi che non ebbero, le richieste erano: 1) Indossare i propri vestiti e non le uniformi da carcerati; 2) Non svolgere il lavoro da detenuti; 3) Avere rapporti con gli altri detenuti nelle ore di libertà all'interno del carcere; 4) Ricevere pacchi dall'esterno e approfittare delle attività ricreative.
Tutto ciò sotto l'oppressione del governo britannico. In molti vedono Bobby Sands come un martire e anche chi non simpatozzava per l'IRA fu scandalizzato dal comportamento del governo inglese. Dalla sua morte l'IRA divenne più potente con sempre più persone all'interno del gruppo. Noi ricordiamo Bobby Sands per il suo amore verso la sua patria e la lotta che ha combattut per l'indipendenza. Un vero popolo o una vera nazione non si può chiamare tale se non è LIBERA.
TIOCFAIDH AR LA ! FREE IRELAND!