lunedì 10 maggio 2010

Meno male che Silvio c'è! Ma...


Meno male che Silvio c’è, si sente intonare spesso tra le fila del Popolo della Libertà; nei congressi (nel congresso), nelle feste, e in ogni occasione pubblica in cui il Pdl si mostra. Ma lo stesso peana risuona in forma differente anche sui giornali favorevoli al premier come sulle sue tv. Meno male che Silvio c’è, paiono spesso intonare anche i suoi avversari, incapaci di esprimere qualcosa di diverso dall’antiberlusconismo più o meno giustizialista.

Come anche il mitico Lubrano (altro che il suo successore marrazzo…) suggerirebbe, la domanda non può che nascere spontanea…e se Silvio non ci fosse?

Non se ci lasciasse per percorrere i Campi Elisi, come pure sappiamo in molti si augurano, ma , mettiamo, se si mettesse da parte, cosa succederebbe?

 
Di sicuro si scatenerebbe una corsa per la quale si stanno già cercando di accaparrare i pettorali, a coprire un enorme vuoto, una voragine, di potere, roba che non si vedeva dal dopo tangentopoli; una sorta di corsa tutti contro tutti ( o tutti con tutti) per la quale è già partito il riscaldamento, cercando smarcamenti forzosi, nuovi improbabili schemi.

Eppure non è questa la parte che più riesce a interessarci; “gli uomini passano e passano le stagioni”; c’è piuttosto da chiedersi, anche in questa fase aldilà dei programmi, c’è qualcosa che ad oggi rimarrebbe del Pdl, di questo partito – contenitore che avrebbe dovuto sintetizzare le esperienze delle varie anime del centrodestra? Oltre le vittorie elettorali, gli esaltanti successi, le roccaforti espugnate?

La risposta la abbiamo avuta neanche troppo tempo fa con le elezioni regionali, e in particolare nella nostra regione, nel Lazio. Un successo importante, ottenuto, sorvolando sulla per tutti imbarazzante questione delle firme, anche senza la lista Pdl nella zona più popolata della regione, con migliaia di voti ‘girati’ in pochi giorni sulla lista della candidata presidente, con il contatto sul territorio, con il passaparola, con l’impegno e la costanza. Anni di lavoro sul territorio, di sangue e di sudore che poco hanno a che vedere con le tv, i giornali, i berlusconi, i fini e i loro vari casini.


È questo il bagaglio più importante che il Pdl si è costruito, ma ora che tutte le vittorie sono state ottenute, che (quasi tutte) le roccaforti sono state espugnate, è ora, proprio dal “governatorato” di mettersi a testa bassa e lavorare, fare, costruire, agire. Creare quella discontinuità in grado di dare un reale segnale di cambiamento dal basso, di fornire più ai giovani non più le sempre citate ‘speranze’, ma concrete possibilità di costruire un futuro migliore, fornendo risposte forti su lavoro, famiglia, casa, vivibilità degli spazi.

Aldilà dei calcoli dei voti raccolti dalle varie contrade, questo sarà il nostro modo di costruire un ponte gettato verso il futuro.

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